lunedì 31 agosto 2009

PENSIERI NUOVI



l mentale e il sentire, accolti e integrati sono la mediazione, il ponte che ci traghetta nella piena consapevolezza di ciò che siamo.
Oggi ci è chiesto, da quella Parte di noi che già ha visto, nella visione, la gioia dell’essere uomini, donne, di andare verso possibili nuovi: per uscire dall’impasse del nostro essere uomini legato alla sofferenza, bisogna creare orizzonti di pensiero nuovi.
Anche superare la morte, ossia integrarla permettendole l’effettivo ruolo che ha all’interno dalla Vita, oltre quella cultura di separazione e dolore che ad essa s’accompagna.
È un fatto di pensiero-sentire nuovo.
Che significa pensarsi e pensare l’altro in un’altra dimensione? Abbiamo mai creato pensieri nuovi su come esistere in un’altra dimensione? In un’altra vibrazione?

Sappiamo che la realtà è creata dal nostro pensiero, ma ancora non abbiano formulato, pensato, modi di essere nuovi, definiti, sul come potremmo essere dopo quel passaggio che chiamiamo morte. Abbiamo fantasticato abbastanza su quando potrebbe avvenire? Abbiamo rivestito di spazio e tempo e fantasia questi pensieri? Abbiamo pensato che noi possiamo decidere quanto tempo darci ancora in questa dimensione e che i tempi potrebbero allungarsi se qui ci piace stare? Spesso avvertiamo sentimenti ed emozioni nuove, correlate a persone e situazioni nuove. Già sentiamo “altro”… lo lasciamo essere e ce lo godiamo?
Emozioni - Pensieri nuovi… andare oltre il già vissuto, il già conosciuto, l’assodato.
Andare oltre: oltre i luoghi comuni, il pensare ovvio, il sentire controllato, ogni volta che ci rendiamo conto che stiamo ancora attraversando percorsi di vita che sono di altri, fossero anche dei più.
Sentire che i nostri potrebbero essere possibili nuovi.
Questi si generano solo da vissuti nuovi, da situazioni nuove in cui decidiamo di abitare.

Ma perché si può essere nuovi? Perché si può fare questo?
Perché si vede o si è visto Oltre, Altro.
Nel mio universo c’è già tutto, perché non lo godo? Perché mi separo da tante cose.
Essere nuovi significa allargare la visuale, cambiare il punto di vista, scendere a patti con ciò che fino a ieri consideravo non affine a me.
Significa ampliare la mia appartenenza, cominciando a considerare parte del mio mondo quel mondo che fino a ieri ritenevo lontano da me, diverso da me, avverso a me.
È l’Oltre che ci permette di stare con ciò che avvertiamo come impossibile o nemico.
Perché, in fondo a noi stessi, sappiamo che: nemico è quella parte di me che ancora non ho integrato.

Ho un nemico?

Sto nel suo campo.
Divento il mio nemico.
Faccio mio il suo pensiero,
faccio mia la sua intenzionalità
e mi guardo.

Ciò che sento e vedo fa la consapevolezza
che raggiunge me e colui che,
prima nemico,
diventa l’altra parte di me.

La forza del campo del nemico
è l’altra parte di me, della mia forza
e, a me, serve tutta.

Andare verso tutte le energie di creazione.

Nella situazione “x” non so stare nella relazione? nell’intimità, dialogo, condivisione, corresponsabilità…?
Avverto la presenza di un nemico? Ho un nemico? Ciò che sento come nemico: persona, situazione è ciò che catalizza una Parte di me che io ancora non riesco a riconoscere mia e non integro. Io sono nemico a me stessa. Avverto il nemico, l’avversario, l’ostacolo come colui, qualcosa, che mette in pericolo la mia integrità: “si porta via qualcosa che è mio...” ma… non è l’altro che mi porta via qualcosa, sono io che voglio altro.
Io, già so, da una parte ancora molto nascosta e silenziosa di me stessa, che già sono Altro, Oltre, qualcosa di più ampio di come oggi mi vivo; è la novità di Vita che avanza ma che ancora non conosco.

Perché avverto le cose nuove dal turbamento? come minaccia o nemico?
Forse perché spesso la novità spiazza, destabilizza, impone la rottura di schemi, di situazioni, scardina sicurezze e in noi, umani, abituati da secoli e secoli a servire i sistemi, il consolidato, i dogmi, il potere della convenzionalità, si attivano meccanismi di difesa, sensi di colpa, ricatti, rimorsi e tutto questo si presenta con una forza emozionale che ci fa vedere “un nemico”.
Io avverto l’altro come avversario, ma spesso sono io che lo sento come minaccia perchè, investendo tutto il senso di me nella situazione che sto vivendo, sento ogni possibile cambiamento come minaccia. È la paura dell’ignoto, é l’ansia del nuovo che mi dà il senso di minaccia. Sento l’altro come nemico perchè egli è lo specchio di quella Parte di me malata che ancora vuol stare malata perché ha paura, ha poca stima di sé; quella Parte di me che resiste a crescere responsabilmente. Oppure lo sento nemico perchè è come io non voglio più essere, ma esso sta davanti a me per dirmi che, comunque, nonostante il mio desiderio di benessere, ancora mi vivo come “malattia” perché essere come “benessere” implica un tale salto!

Sentire il nemico è l’avvertimento che il mio inconscio, il mio femminile, mi invia per dirmi che questa situazione, in cui oggi sono, è insufficiente per me.
È avvertirmi della ristrettezza della situazione per me.
Mi dice di decidermi a vivermi nel coraggio di essere di più. Perché questa situazione è compiuta, ha dato ciò che mi serviva. Nella paura del nemico, ora, si sta compiendo anche ciò per cui serviva avere accanto qualcuno da sentire come nemico per catalizzare altro da me, perché è il momento di andare oltre.

Ma spesso il nuovo richiede scelte difficili, questo è ciò che sento nemico. Quando colgo questo e decido di incominciare a muovermi, intanto intenzionalmente, verso altro, non avverto più il nemico, mi metto fuori da questo campo, mi do un altro obiettivo, sposto il punto di vista, di conseguenza non avverto più il nemico. In quelle che potrebbero essere le mie incapacità a vivere il presente, una relazione, una situazione nel benessere, sono anche già Altro.
Riconoscere questa mia energia interiore, la paura del nemico, nella sua valenza creativa. Cogliere, accogliere ciò per cui essa esiste per se stessa, mi permette di distinguermi da essa e di affrancarmi dalla sua morsa, dalla sua dipendenza.
Sono questo, sono Altro. Esco dall’impasse, dalla gabbia, mi do dei possibili.
Perché, in fondo a noi stessi sappiamo che: l’impossibile è quella parte di universo cui ancora vogliamo resistere.

Oppure, mi manca qualcosa?
Quel qualcosa non è ciò che non ho o ciò che, ritengo l’altro dovrebbe darmi, è qualcosa Altro - diverso - che ho dentro perciò sento il vuoto.
Se non l’avessi già dentro non lo sentirei, sento “qualcosa” che mi sembra “mancanza di qualcosa”, in realtà è lì, basta solo che io sposti lo sguardo da dove credo/vorrei che fosse e che mi lasci orientare verso quel Qualcosa che in qualche modo mi sta chiamando.
È Qualcosa di importante, di più profondo di quanto posso condividere nella situazione in cui sono. Perché è dalla situazione in cui sono che viene la sollecitazione ad Altro. È perché c’è un pieno, un qualcosa di compiuto, di raggiunto, che si sente il vuoto, la spinta ad Altro che fa emergere in me un volere, una volontà nuova.
Per questo tutto ciò che avverto del mio oggi non mi basta, è relativo, rispetto a quello che dentro mi spinge.
Ogni cambiamento nella nostra vita, soprattutto quello che non vorremmo riconoscere, è il frutto di un compimento.

La forza del desiderio di Altro é la forza del desiderio di quelle Parti di me che vedo riflesse in qualcuno o qualcosa da integrare, da ricondurre dentro me.
La forza dell’attesa di qualcuno o qualcosa è la tensione ad incontrare le Parti di me riflesse fuori di me per riconoscermi. In effetti, già “sento” Altro…
Adesso questa forza del desiderio la riconduco dentro me per desiderare e incontrare me, in quella Parte di me. Sono io che mi sono andata a creare la situazione in cui incontrare questo riflesso di me, perché qualcosa di nuovo vuole viversi.
La Vita vuole viversi e godersi qualcosa di nuovo con me.

Sono gli “stati” della natura che condividiamo con gli altri esseri: cielo, terra, persone, piante, animali, stelle, roccia, acqua… che ci permettono di recuperare e vivere Parti di noi, altrimenti smarrite, per il nostro essere diventati:

Palazzi - pieni di Vuoto, ora… Palazzi - vuoti di Pieno
Palazzi illusori della mente e dell’emozione che hanno imprigionato la forza vitale che adesso erompe, con forza.

Nelle profondità del mio abisso mi vado a cercare con quelle stesse energie che fanno essere le mie emozioni e i miei sentimenti. “Sono” la Forza che mi attraversa e so di essere.
Per questo “sto”, non serve rincorrere, cercare, né evitare, scappare. Tutto viene, tutto va, la forza della Vita ci spinge e ci porta nelle situazioni giuste al momento giusto o lontano al momento giusto, oltre...




SEGRETO n. 6: La strada per rendersi conto del potere di migliorare se stessi e le proprie situazioni sta nella consapevolezza delle dinamiche interiori a livelli di esperienza e comprensione più profondi.








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