giovedì 3 settembre 2009

I SENTIMENTI II° PARTE



II° PARTE

Vivere, conoscere le Parti di noi e le cose, e conoscersi in esse; conoscendo ne misuriamo la nostra e la loro forza: chi siamo, chi sono.
Sentire, accogliere, stare, conoscere… non separare.

Incontrare, sentire, nominare gli animali interiori, distinguersi da essi per coglierne la forza, non separarsi da essi.
Gli animali interiori sono le nostre energie che ancora non conosciamo, perciò non possediamo e, in esse, non ci possediamo.
Stati di noi in cui non sappiamo di abitare, quelli che fatichiamo a riconoscere nostri perché il giudizio ce li fa distinguere e separare da noi stessi.
Essi sono invece le nostre Parti più forti e feconde, le nostre energie strutturanti.
Bisogna incontrarle, sentirle, attraversarle, riconoscerle come Parti di noi e distinguerle da noi non per separarle ma per apprezzarne la bellezza e fecondità, integrarle… imparare ad essere sempre pronti a lasciarle andare.
Sono i nostri nodi: ciò a cui resistiamo, che ci fa paura, ciò che noi rinviamo alla responsabilità dell’altro e che invece è generato solo da noi. Li chiamiamo ostacoli, nemici, gabbie, malattie, impedimenti, destino, karma… invece siamo solo e sempre noi quando ci costruiamo dalla nostra fragilità, inconsapevolezza, necessità di sopravvivenza.

Parti di noi diventate fardelli, come uscirne?

La questione sta nella dinamica del distinguere senza separare.

“Sono, io sono queste forze, queste tensioni che sento, questi pensieri, mi riconosco in essi. Mi trattengo, mi soffermo, io, in essi”. Li osservo, mi osservo, ed ora che lascio essere tutto qualcosa mi fa avvertire distinta da ciò che in me continuamente si anima. “Posso essere altro da questo” ed è proprio qui, in questo spazio interiore in cui le forze si rendono manifeste ed io le “sento” e le posso osservare, che c’è la risoluzione della mia tensione ed un preludio di pace interiore.

Ricondurre dentro sé queste forze è : presa di responsabilità, intronizzazione di sé sul trono della propria esistenza da una comprensione di sé che non è parziale, individuale, ma universale: “Sono parte di un Tutto, lo sento”.
Assumere queste forze come forze naturali, canali della più autentica espressione di sé.
È integrare le dimensioni: corporea ed emozionale, riconoscendole nella loro accezione più vera e ponendole così, in pari dignità, con le dimensioni intellettiva e spirituale.
Forse è lasciar essere in noi dimensioni che non sappiamo ancora percepire, che non sappiamo di essere perché ancora non sappiamo ascoltarci in esse ma che sono vere e attive.
È dare pienezza alla persona ponendola in armonia con tutte le parti di sé.
E la forza viene e, con essa la consapevolezza, la fede in se stessi, la deliberazione, la determinazione, la progettualità.

Ma perché si può fare questo?
Perché si sente, si è visto e si vede Oltre, Altro; è l’Oltre noi stessi che ci permette di stare con ciò che avvertiamo scomodo, destabilizzante o nemico.
Perché, in fondo a noi stessi, sentiamo e sappiamo che: nemico è quella parte di me che, adesso, posso integrare.

La religione diventa relazione dell’uomo con se stesso, nell’andare a costruire il dialogo con tutto ciò che egli è, in sé, come Evento in cui l’Essere si manifesta.
Diventa senso religioso che non significa relazionarsi con il divino fuori di sé, bensì atteggiamento con cui accostare ed incontrare il proprio mondo interiore sapendosi parte di quel Tutto che è e che lo circonda.
Dio può essere la parte di me “Altro da me”, ciò che mi spinge sempre oltre e sempre più nelle mie profondità ad incontrare, da dentro me, il germoglio di ciò che poi incontro negli altri fuori di me. Diventa ciò che mi conduce al Tutto, all’Universo, alla comunione ed integrazione con qualsiasi altra Parte di me che chiamo creatura, amore, progetto, figlio, gioia, insieme a: terra, fiore, mare, vibrazione, luce, tenerezza…
Dio, ancora, è “quell’evento continuo della creazione” che ogni momento accade nel tempo/spazio di questa nostra realtà di carne, che costantemente interagisce con dimensioni che intuiamo di avere, ancora non esplorate.

Universi in cui non sappiamo di abitare: il mondo delle nostre ancestrali paure, delle nostre malattie, tutto ciò che ora resistiamo e dubitiamo perché vuole occhi e cuore nuovi per essere avvertito, accolto, sperimentato, perché possa emergere dai nostri respiri più profondi e trattenuti, insieme al mondo dei nostri sogni e desideri… quelle parti di universo che, finché non l’avremo esplorato in noi, ci sedurrà o ci incuterà timore, faremo fatica a visitare, comunque ci attirerà.
Dio, ancora, per quanto possa sembrare il solo vero unico Dio, è sempre e solo il Dio della mia creazione, del mio mondo e tutta la relazione che imposto con lui è relativa solo a me e questo è sempre modificabile.

In fondo, l’interrogativo è: come passare dal sapersi creatura alla consapevolezza di essere creatore? Con-creatore di me stessa e del mondo? Uomo/Verbo.

Nominando tutte le Parti di me, abbracciando di me tutto ciò che ho sottoposto a giudizio, integrando tutto ciò che ho separato. Questo “tutto” è infinito, inaspettato, mi mette davanti aspetti di me che non sapevo-volevo essere, né riconoscere come me, invece sono e sono le mie parti più forti, vitali, amorevoli. Ciò che oggi vedo di me e dice la mia infelicità, la mia violenza, la mia castrazione e frustrazione, la sfiducia, l’impotenza, l’invidia, la gelosia, lo struggimento, l’ignavia insieme alla mia grandezza, solarità, bellezza, al mio fascino, alla mia intelligenza e capacità di amare.
E nel momento che mi amo pienamente così come sento e sono, avverto, tocco la mia sacralità.
È con tutte queste parti che voglio chiamarmi ed essere chiamata e poi lasciare tutto, per essere niente, e poi altro… qualcosa mi traghetta sempre oltre.

Condurre l’essere al recupero di tutta la sua dignità, alla consapevolezza che tutto ciò che proiettiamo fuori: Creatore, Eventi continui della creazione, Dio, siamo noi.
Ciascuna di queste entità è se stessa, distinta da me, ma è in me, mai disgiunta da me.
Il disgiungerla, il separarla da me mi fa perdere la forza che essa È.
Mi fa non partecipare, non godere della forza, della sostanzialità, vogliamo chiamarlo Amore? che ogni Realtà é.

Sappiamo, nel frattempo, che da sempre siamo nel benessere e nella gioia, che i sentimenti generosi e benevoli li abbiamo sempre vissuti, alcuni li abbiamo già nominati:

APPREZZAMENTO ACCOGLIENZA ASCOLTO COMPASSIONE SPERANZA FIDUCIA CONDIVISIONE GIOIA




SEGRETO n. 4: Lasciarsi attraversare da ogni sentimento e ogni emozione. Ciascuno di essi concorre alla profonda comprensione di noi stessi, alla capacità di relativizzare qualsiasi pensiero e situazione, alla gestione di noi stessi.



Nessun commento:

Posta un commento