venerdì 4 settembre 2009

PRESUNZIONE



La vedo negli altri la PRESUNZIONE, che fa rima con illusione.
Certo, se la vedo fuori di me allora è in me, ma mi vien più facile coglierla negli altri. In me vedo soprattutto i vuoti che mi lascia, la presunzione, ogni volta che, da spietato chirurgo, affondo i ferri nelle mie illusioni.
Da quando, quel giorno, ho saputo di quel cartello che Jacques Maritain aveva posto all’entrata della sua casa: “All’assoluto, impresa di demolizioni”, sempre, troppo, mi ha accompagnato quest’affermazione così radicale.
E la presunzione aleggia, volteggia, danza attorno a me, contatta e sempre sradica la mia esigenza di potermi fermare un attimo a tirare il fiato, a far riposare un po’ me stessa in un’illusione.
Invece no, avanti, sempre altre illusioni da smascherare, le mie innanzitutto. Fare sempre il vuoto, il nulla su ogni credo, su ogni pensiero, affetto, su ogni presunto sostegno ed alleanza.
Sola, sempre sola, ecco il frutto della mia grande presunzione di essere smascheratore di illusioni. Io, incastrata, per prima, nell’ultima paura/fantasma, nell’ultima illusione, quella di essere sola e presumere di essere un salvatore, illudermi di salvare il mondo.
Ho sempre voluto stare dall’altra parte, con chi non ha, con chi non può, la chiamavo solidarietà, no, era presunzione, non sapevo stare dove mi sarebbe piaciuto stare: con chi ha, con chi può.
Troverò il canto, il riso, il gioco, in fondo, oltre la presunzione che mi arrocca qui a tener salda la mia fede, il mio sogno.

Amo, o credo di amare, perciò lascio cadere l’ultimo sogno/illusione, abdico, mi fermo un attimo, mi fermo un giorno, di più molto di più, in un’oasi, in un abbraccio, un cuore, innanzitutto il mio cuore, mentre lo lascio essere così com’è, per quanto si lascia gustare e godere, sapendo che è vivo, è vero.

PRESUNZIONE, FORZA OLTRE LA FORZA, NON DELLE VISCERE, MA DEL PENSIERO, FORZA SOTTILE CHE HA INCANTATO ME STESSA. O ERA AMORE? ERA GIÀ ALLORA APPARTENERE AL TUTTO E SAPERE DI VOLER LIBERI E FELICI TUTTI E TUTTO PER LA MIA GRANDE VOGLIA DI GODERE DI TUTTO?

Sì, non è un’illusione, posso lasciar andare chiunque, innanzitutto me stessa, libera, finalmente dalla mia presunzione.
Oggi le parole di quel cartello sono mie… ne vedo l’insidia, pur nella loro nobiltà… e dico, dall’alto del mio piedistallo: “Al presente… preso, ogni attimo, nell’integrazione”.




Nessun commento:

Posta un commento