giovedì 3 settembre 2009

DELUSIONE SCONFITTA AMAREZZA




La proiezione diventa integrazione. Chissà perché è così dura volermi bene, accogliermi, riconoscermi, amarmi come fonte, gioia, amore di me stessa.
Eppure so che questa è la strada.
Sembra arida, insipida, non stimolante, solitaria. Che ci può essere di interessante, risolutivo, in me?

Eppure solo io posso essere Unica, innanzitutto, per me.
Ecco il mio deserto: il non voler posare lo sguardo, finalmente, su me stessa in abbandono fiducioso e fedele.
Sono in questo guado, ancora non decisa a riconoscermi, abbracciarmi e traghettarmi consapevolmente.

Ma nessuno può nuotare per me.
Eppure, mentre amo o credo di amare, mentre mi rivedo nelle mie storie, osservo il mio essere come modalità di amare, di essere canale e riconosco un grande valore, una grande forza, un’identità.
Intuisco il mio essere capienza e sostanza, percepisco il seme di me stessa indivisa, nella capacità di amare.

La Vita è capacità di amare perciò crea.
Prendersi sulle spalle, traghettarsi… dove?
Qui, nella terra scelta, voluta, decisa.

La soluzione è… lasciarsi traghettare.


*** ***


Qui, nel cuore
il Cielo e la Terra.

Fili di luce
cristalli di perle
che percorrono le vie
uniche e lucenti di ogni Uomo.

Di più, ancora di più
più di volare
più di poter amare
e di sentirmi amata.

Sempre, sempre
partorire
il Desiderio Nuovo che viene.

Desiderio: sintesi propulsiva di pensiero-emozione.
Profondi sospiri. Sto percorrendo una sconosciuta strada di campagna; stamattina la solita strada per arrivare a scuola era interrotta, il senso di orientamento mi diceva che salendo e girando a destra sarei comunque arrivata. Ho chiesto ad una signora, per avere la conferma che l’intuizione era giusta ed ora sono qui a viaggiare in questa campagna che non conosco; la strada si fa più stretta e piena di curve, si sale, si sale, vedo laggiù il paese che s’allontana ma il bivio a destra non c’è o non l’ho visto.
Sono un po’ preoccupata, dove vado? Ora arriverò davvero in ritardo e proprio stamattina che già la macchina aveva dei problemi. Sono ansiosa, arrivo ad innervosirmi, poi comincio a dirmi: se il fuori è la proiezione di ciò che ho dentro, sto percorrendo spazi di me stessa, stamattina me stessa vuol farmi conoscere altri luoghi di me.

Luoghi nuovi, belli comunque; forse è meglio che vada un po’ più piano, che cominci a calmarmi e a gustarmi quello che ho intorno. Il verde, qualche casa, i campi, queste montagne coltivate e, laggiù, s’apre in continuazione il mare.
Quest’azzurro che m’insegue, mi anticipa, m’accompagna e offre un’alternativa, ovunque presente, ai verdi degli ulivi, dei campi, del bosco.
Quanta strada dentro me, quanti luoghi che non conoscevo! Allora, se oggi li sto creando qui, fuori di me, li ho già attraversati, esplorati, percorsi, conquistati. Questo viaggio fuori programma è solo la presa d’atto dei territori in me, conquistati, ora li sto possedendo.
Sono belli, guarda! Sereni, pacifici, puliti, ordinati, fecondi, pieni di boschetti, terreni coltivati, aie e laggiù, laggiù, quel mare!
Che presenza, che sostegno, che risorsa! Tutte le mie acque azzurre, sempre qui pronte a darmi sicurezza, a rasserenarmi e consolarmi. Sono tutte le emozioni che mi sono sempre permessa.

Acqua, acqua salata… lacrime, dolore dentro me, sempre presente, tormento che m’accompagna da sempre, che sale dalla memoria, da luoghi e tempi lontani ma ancora tenacemente legati in me. Da un po’ di giorni è così: sento dolore, malessere profondo che mi toglie il senso e la voglia di vivere. Stamattina appena alzata ho dato il nome a questo soffrire che ora mi sembra gratuito, in più, esagerato nel suo persistere.
Si chiama: delusione, sconfitta, amarezza.
Naviga il mio cuore, si lascia andare ormai senza resistenze, senza tentare un orientamento, una rotta, in questo mare continuo e insistente di malessere.
Sì, come dice Amy: “Io me lo gusto fino in fondo il dolore, così cambia”, e mio dico: “Soffri, soffri, ti stancherai di soffrire! Stacci dentro, soffri, verrà il momento che non ne puoi più di soffrire!”.
Ecco così sto, mentre la strada continua, percorre tutta la montagna, spazi di me conquistati, belli, verd-azzurri, sereni.
Così è il mio dolore? Così: verde, azzurro? Pacifico, vasto, aperto e solare?
Questo sono quando sono tutta dentro al mio star male, al mio struggimento? Spazi aperti, dolci, teneri, colorati, senza fine, come questa strada serena?

Mi ricordo quando un giorno di fronte ad una situazione difficile ho detto: “Questa persona è un muro per me” e ho cominciato a disegnare quel muro per cercare di ammorbidire quella durezza. Dal foglio è emerso un fiore, grande, coloratissimo, forte, un amico m’ha detto: “Questo è il tuo muro?”.
Ecco, così, ora lo so, una parte di me si vive ancora nella separazione e coglie la vita come negazione e soffre, ma l’altra parte di me, quella nuova, viva, gioiosa e solare, sa qual è il vero senso di ciò che vivo: calore, mare, vita, ilarità sempre e comunque.

DELUSIONE? SCONFITTA, AMAREZZA? PRESTO TRASMUTATI E RI-NOMINATI, LO SO, E ATTINGERÒ FORZA, POTENZA ED ALLEGRIA DA OGNI ANGOLO DI QUESTA TERRA VERDE, AZZURRA E DORATA CHE SONO E CHE HO, DEFINITIVAMENTE, CONQUISTATO.



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